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abbigliamento omologato

Paul Varnsverry , Motorcyclists’ Personal Protective Equipment -The history and benefits of standards - 2006     

The Cambridge Standard for Motorcyclist' Clothing, Issue 2, 12.8.99

Haworth, N, de Rome, L, Varnsverry, P & Rowden, P (2007) Motorcycle protective clothing: Are stars better than standards?


Indumenti di protezione per motociclisti professionali - Giacche, pantaloni e tute intere o divisibililo schema con le zone della en 13595

La norma è indivisibile ed è composta da 4 sezioni:

  • UNI EN 13595-1:2004
    Indumenti di protezione per motociclisti professionali - Giacche, pantaloni e tute intere o divisibili - Requisiti generali
  • UNI EN 13595-2:2004
    [...] Metodo di prova per la determinazione della resistenza all'abrasione da impatto
  • UNI EN 13595-3:2004
    [...] Metodo di prova per la determinazione della resistenza allo scoppio
  • UNI EN 13595-4:2004
    [...] Metodo di prova per la determinazione della resistenza al taglio da impatto

La norma è nata dall'analisi degli incidenti motociclistici.
Gli indumenti durante i test sono analizzati per zone (vedi figura). Le zone 1 e 2 sono le più esposte. Le zone 1 devono essere obbligatoriamente provviste di protettori omologati (spalle, gomiti, fianchi, ginocchia).

Vi sono due livelli, il primo è indicato per una velocità fino a 48 km/h (capi omologati livello 1 andrebbero utilizzati preferibilmente solo su ciclomotori), il secondo per una velocità pari a 48 km/h o maggiori (in questo caso è accettata una parziale distruzione del capo).

[N.d.R.:la maggioranza dei capi non omologati non adempiendo assolutamente i requisiti delle norme per il materiale di cui sono composti e per le cuciture, sono ben al di sotto del "limite dei 48 kmh"; entro -spesso "oltre"- il quale i capi omologati livello 1 offrono e garantiscono protezione. La parziale distruzione del capo, pur essendo accettata senza vincoli dalla norma, subentra a velocità molto più elevate di 48 kmh ovvero anche intorno ai 100 kmh]

Un ipotetico terzo livello corrisponderebbe al livello 3 del “Cambridge Standard” (abbigliamento destinato a fornire un elevato livello di protezione in caso di impatto ad alta velocità con il manto stradale), documento su cui è stata costruita la norma europea. È stato rimosso dalla prima bozza della EN 13595 per seguire le pressioni di alcune marche italiane.1

Tabella riassuntiva per le zone 1 e 2 secondo la En 13595 (e il terzo livello Cambridge Standard)

coltello lanciato da una altezza di: 400 mm (perforazione)

 

resistenza all'abrasione

resistenza allo scoppio perforazione
liv.1 4,0 secondi 700 kPa 25 mm
liv.2 7,0 secondi 800 kPa 15 mm
liv.3 12,0 secondi    1000 kPa

10 mm

[N.d.R.:7 secondi corrispondo ad una caduta a circa 110 kmh]

Tabella riassuntiva per le zone 3 e 4 secondo la En 13595 (e il terzo livello Cambridge Standard)
 

coltello lanciato da una altezza di: 200 mm (perforazione)

resistenza allo scoppio dei rivestimenti 200 kPa

 

resistenza all'abrasione

resistenza allo scoppio perforazione
liv.1 1.8 s (zona 3) - 1 s (zona 4) 500 kPa (zona 3) - 400 kPa (zona 4)  30 mm (zona 3) - 35 mm (zona 4)
liv.2 2.5 s (zona 3) - 1.5 s (zona 4) 600 kPa (zona 3) - 450 kPa (zona 4)  25 mm (zona 3) - 30 mm (zona 4)
liv.3  4 s (zona 3) - 2.5 s (zona 4) 800 kPa (zona 3) - 500 kPa (zona 4) 

20 mm (zona 3) - 25 mm (zona 4)

                                                        
Oltre a questi parametri la norma stabilisce il pH dei materiali, il livello di resistenza agli agenti chimici e prevede dei test finalizzati a valutare l'ergonomia del capo testato.

Per essere definito come protettivo secondo la legge ( ovvero un D.P.I. ) l'abbigliamento da moto deve essere certificato secondo questa norma2. Senza questa certificazione la sicurezza del capo non è garantita.

Nota: i test di abrasione da impatto sulla cordura 500 hanno avuto un esito disastroso: circa mezzo secondo di resistenza (dati SATRA). Al giorno d'oggi alcune marche cercano di abbassare i livelli minimi delle norme, in modo da portarli ai “propri” livelli. Noi speriamo che ciò non accada. Purtroppo per ora poche marche riconoscono in toto questa norma, rendendo di fatto impossibile il naturale abbassamento dei prezzi dovut alla concorrenza. Oggi come oggi il costo di una tuta o un completo CE  (“BKS leather”, “Jofama”, “Hideout” etc.) non scende sotto i 700 euro (e arriva fino al doppio: prezzi comunque simili a quelli di tute di gamma media e premium non omologate dei produttori più famosi). Capi CE sono usati ad esempio dalla polizia irlandese, dalla polizia ceca, dalla polizia municipale del Regno Unito.


1) Paul Varnsverry , Motorcyclists’ Personal Protective Equipment -The history and benefits of standards -- frase in lingua originale: "was removed from the original draft EN 13595 following lobbying from Italian clothing brands".

2)(art. 40 D. Lgs. 626/94): Si intende per dispositivo di protezione individuale ( DPI ) qualsiasi attrezzatura destinata a essere indossata e tenuta dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno o più rischi suscettibili di minacciare la sicurezza o la salute durante il lavoro, nonché ogni complemento o accessorio destinato a tale scopo.

 

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ritratto di Alaxandair

EN 13594 (guanti)

Inviato da Alaxandair il Sab, 11/04/2009 - 19:22

Indumenti di protezione per per motociclisti professionali - guanti


Abrasione: il tessuto deve resistere a 2.5 secondi di abrasione, deve resistere ad una esplosione di 40 N.
Se presente, la protezione contro l'impatto (Es.:nocche) deve rilasciare una forza residua di massimo 4 kN, rispetto ad un impatto di 5 J.
Oltre a questi parametri la norma stabilisce il livello di resistenza alla penetrazione e agli agenti chimici.
Viene specificato il livello di qualità dei materiali.

I guanti devono estendersi per più di 5 cm sopra il polso. Viene testata l'immobilità del guanto in caso di caduta (non si deve sfilare).
 

 

 

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ritratto di admin

Introduzione alle normative europee

Inviato da admin il Dom, 05/04/2009 - 03:31

ce.gifGli standard europei sono, ad oggi, i più avanzati e sono presi come norme di riferimento per l'abbigliamento motociclistico in tutto il mondo. Se è vero che la sicurezza attiva è demandata alla nostra attenzione e prudenza e alla messa a punto della nostra moto, esiste sempre e comunque una componente inafferrabile di fatalità di cui dobbiamo tenere conto nel valutare i dispositivi per la nostra sicurezza passiva.

La certificazione europea è quel punto di partenza per avere un minimo di garanzie sulla protezione dei nostri capi di abbigliamento. È nostro interesse avere sempre più capi certificati a nostra disposizione. La pubblicità delle ditte di abbigliamento non ci devono bastare. Ci concentreremo quindi sugli standard europei, quelli che consentano di definire una protezione come tale, mediante il marchio CE.

Va sottolineato che per legge è vietato vendere protettori definiti come tali senza marchio CE, oppure vendere un capo di abbigliamento, guanto o stivale, definito come protettivo se è solo dotato di protezioni CE (vedremo quando un indumento è protettivo più avanti). La normativa CE è alternativa (o viceversa) al “Cambridge Standard”, uno standard finalizzato esclusivamente alla protezione (mentre la CE è finalizzata anche al commercio, visto che è scritta anche dai rappresentanti dell'industria). Sotto ogni norma abbiamo specificato il suo corrispettivo “Cambridge Standard”.

Alcune marche che attualmente usano certificare i propri prodotti, oltre che con le norme CE, anche con il “Cambridge Standard” sono, ad esempio, Bksleather e Hideout; marche inglesi, non a caso il “Cambridge Standard” è nato in Inghilterra. Anche il gemello del “Cambridge Standard”, il “SATRA alternative technical specification” è inglese.                                                

Il Cambridge Standard, non specifica se l'abbigliamento è professionale o meno, al contrario della norma CE.

Alcuni produttori (o meglio la quasi totalità) infatti realizzano capi senza certificarli CE, adducendo come "giustificazione" che il capo è destinato ad un pubblico non professionale, definendolo l'abbigliamento come "da tempo libero". Ma chi guida per passione è esposto agli stessi rischi di chi è professionista

Vista la quantità di materiale che abbiamo dovuto riassumere e schematizzare, ci scusiamo in anticipo per gli eventuali errori.

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