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normative

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EN 1621-2 (paraschiena)

Inviato da admin il Dom, 05/04/2009 - 11:12

Indumenti di protezione contro l'impatto meccanico per motociclisti - protezione per la schiena

Il paraschiena è inteso a proteggere la colonna vertebrale e i tessuti molli attorno ad essa. I test simulano l'impatto con cippi stradali o marciapiedi. Inoltre la norma riguarda la dimensione dell'area protetta, la comodità del dispositivo una volta indossato (non deve ostacolare in alcun modo). Le prove vengono realizzate mediante un'incudine "kerbstone" normalizzata ("a spigolo di marciapiede") che viene fatta cadere sul protettore. Gli impatti (da 50 J ) devono essere 5 di cui 2 su punti deboli. Lo standard è diviso in due livelli a seconda delle prestazioni.

Forza residua media massima:

  • livello 1: 18kN
  • livello 2:  9kN

Forza residua singolo impatto massima:

  • livello 1: 24kN
  • livello 2: 12kN

 

La norma è stata criticata da alcuni esperti in quanto sarebbe stato preferibile abbassare la forza residua del livello 2 a 4kN. 4kN è il limite "medico" di rottura della colonna. Inoltre è stata messa in dubbio l'utilità (dal punto di vista statistico) del paraschiena, in quanto gli impatti sulla colonna sono relativamente rari. Indossare protezioni sui fianchi e sulle spalle aiuta a proteggere la schiena in modo più notevole che indossare il paraschiena. Noi in ogni caso consigliamo sempre di indossare sia il paraschiena che le protezioni sui "quattro punti" statisticamente più esposti: spalle, gomiti, fianchi, ginocchia.

Classificazione alternativa non ufficiale adottata da varie marche: impatti da 50 J, 75 J (high performance), 85J (ultra high performance), 90/100 J (extreme performance).

Nota sulle norme EN 1621-x
Un impatto di 50 J simula una velocità di 48 km/h, ovvero 30 mph.
Un impatto di 75 J simula una velocità di 112 km/h, ovvero 70 mph.

 

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EN 1621-1 (protettori)

Inviato da admin il Dom, 05/04/2009 - 11:01

TPro_Type_B_Limbs_md.jpg Indumenti di protezione contro l'impatto meccanico per motociclisti (non per la schiena).

Riguarda i protettori per le spalle, i gomiti, le anche, le ginocchia. Lo standard descrive la forma e quanto deve essere grande l'area protetta. Il test consiste in 9 impatti da 50 J (un incudine di metallo del peso di 5 chili rilasciata da un metro di altezza).

  • Forza residua media massima consentita: 35kN.

  • Forza residua massima per il singolo impatto: 50kN.

 

“Cambridge Standard”:
impatto (a seconda dei livelli), di 40 J, 40 J, 60 J; forza residua media massima: 25 kN.
  Classificazione alternativa non ufficiale adottata da varie marche: impatti da 50 J, 75 J (high performance), 85J (ultra high performance), 90/100 J (extreme performance).

Nota sulle norme EN 1621-x
Un impatto di 50 J simula una velocità di 48 km/h, ovvero 30 mph.
Un impatto di 75 J simula una velocità di 112 km/h, ovvero 70 mph.

 

 

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Introduzione alle normative europee

Inviato da admin il Dom, 05/04/2009 - 03:31

ce.gifGli standard europei sono, ad oggi, i più avanzati e sono presi come norme di riferimento per l'abbigliamento motociclistico in tutto il mondo. Se è vero che la sicurezza attiva è demandata alla nostra attenzione e prudenza e alla messa a punto della nostra moto, esiste sempre e comunque una componente inafferrabile di fatalità di cui dobbiamo tenere conto nel valutare i dispositivi per la nostra sicurezza passiva.

La certificazione europea è quel punto di partenza per avere un minimo di garanzie sulla protezione dei nostri capi di abbigliamento. È nostro interesse avere sempre più capi certificati a nostra disposizione. La pubblicità delle ditte di abbigliamento non ci devono bastare. Ci concentreremo quindi sugli standard europei, quelli che consentano di definire una protezione come tale, mediante il marchio CE.

Va sottolineato che per legge è vietato vendere protettori definiti come tali senza marchio CE, oppure vendere un capo di abbigliamento, guanto o stivale, definito come protettivo se è solo dotato di protezioni CE (vedremo quando un indumento è protettivo più avanti). La normativa CE è alternativa (o viceversa) al “Cambridge Standard”, uno standard finalizzato esclusivamente alla protezione (mentre la CE è finalizzata anche al commercio, visto che è scritta anche dai rappresentanti dell'industria). Sotto ogni norma abbiamo specificato il suo corrispettivo “Cambridge Standard”.

Alcune marche che attualmente usano certificare i propri prodotti, oltre che con le norme CE, anche con il “Cambridge Standard” sono, ad esempio, Bksleather e Hideout; marche inglesi, non a caso il “Cambridge Standard” è nato in Inghilterra. Anche il gemello del “Cambridge Standard”, il “SATRA alternative technical specification” è inglese.                                                

Il Cambridge Standard, non specifica se l'abbigliamento è professionale o meno, al contrario della norma CE.

Alcuni produttori (o meglio la quasi totalità) infatti realizzano capi senza certificarli CE, adducendo come "giustificazione" che il capo è destinato ad un pubblico non professionale, definendolo l'abbigliamento come "da tempo libero". Ma chi guida per passione è esposto agli stessi rischi di chi è professionista

Vista la quantità di materiale che abbiamo dovuto riassumere e schematizzare, ci scusiamo in anticipo per gli eventuali errori.

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