Cerca
Tcx Jupiter 2, omologazione dubbia: una questione di centimetri!
Tcx è una ditta italiana che produce calzature destinate ad un pubblico motociclista.
È un marchio di Novation Motorbike s.p.a., conosciuto, prima del passaggio di proprietà come Oxtar.
Sul sito e sul catalogo dell'azienda dichiarano che "Novation Motorbike s.p.a. è il primo produttore ad aver introdotto sul mercato stivali per motociclisti professionisti certificati secondo le normative CE". I primi, dicono, ad aver certificato secondo la EN 13634.
Discutendo sul forum a proposito di alcuni prodotti TCX, abbiamo appurato assieme (visite ai negozi, lettura del sito, mail al servizio clienti) che quasi tutti i modelli sono dichiarati essere certificati, compresi quelli in tessuto.
Ma la cosa che ci ha decisamente stupito è che anche la scarpa TCX Jupiter 2 (foto) appare essere certificata secondo la EN 13634.
Francamente increduli, ben sapendo tutti che le scarpette alla caviglia non sono conformi allo standard, soprattutto per l'altezza limitata della tomaia, abbiamo chiesto informazioni e abbiamo potuto visionare il regolare attestato di certificazione CE.
I TCX Jupiter 2 sono stati testati e certificati da Ricotest secondo la norma EN 13634:2002 (Protective footwear for professional motorcycle riders - Requirements and test methods). Ovvero "calzature protettive per motociclisti professionali", pur non presentando negli esemplari visionati alcun marchio CE o ideogramma secondo normativa.
Ma, spinti dai nostri dubbi, apriamo la normativa e vi leggiamo al paragrafo 4.1.1 (Height of upper):
Recentemente la EN 344:1992 è stata sostituita da ISO 20344:2004. Il metodo di misurazione è chiaramente descritto nel paragrafo corrispondente (6.2.2)1.
Abbiamo avuto modo di visionare il rapporto di prova dei Tcx Jupiter 2 emesso da Ricotest (n.° 272109/A del 11/02/2009). In tale rapporto citano i requisiti della norma (altezza maggiore di 160 mm) e dichiarano di aver effettuato il test [cito dal rapporto] "secondo la nuova norma EN ISO 20344:04 che prevede di rilevare il valore più alto misurato nella zona del tallone". Il valore rilevato da Ricotest sarebbe esattamente 160 mm.
Metro alla mano siamo andati in un negozio ed abbiamo esaminato la taglia 40. Nella "zona del tallone", dove dovrebbero esserci 160 mm, noi abbiamo misurato circa 9 centimetri. L'altezza prevista dalla norma potrebbe essere raggiunta solo sulla parte anteriore "tirando" verso l'alto la linguetta.
Oltre a ciò inoltre le cuciture sono rivolte in avanti e - al tatto - non vi sono doppi strati, ciò potrebbe essere in contrasto con i requisiti del paragrafo 4.1.3 della EN 13634:2002. Questa però è una nostra impressione, non verificabile se non distruggendo uno scarponcino. La misurazione empirica invece è piuttosto lampante e indiscutibile.
Rimaniamo perplessi di fronte certe "leggerezze" nel trattare la questione certificazioni. In effetti anche se la certificazione è probabilmente lecita, alcuni requisiti vengono raggiunti un po' "al limite"; alla fin fine non sarebbe costato troppo rendere la calzatura qualche centimetro più alta e mettere dei doppi strati in prossimità delle cuciture in modo da rientrare ampiamente nella normativa. Peccato che questi dettagli dubbi gettino un'ombra sulle certificazioni e sull'operato alcuni certificatori. E soprattutto confondono i consumatori.
Non mancheremo di chiedere una replica a TCX e a Ricotest.
- Redazione Motosicurezza's blog
- Login per inviare commenti
Commenti
12 comments postedottima relazione alaxandair..
Aggiungo che ci sono ombre anche su altri stivali dichiarati certificati dall'azienda (modelli Airtech, Explorer, ecc..), i quali non riportano al loro interno alcuna marcatura CE o pittogramma secondo normativa, ma l'azienda su richiesta è in grado (come tra l'altro per i Jupiter) di esibire l'attestato di certificazione CE.
Ovviamente l'irregolarità per i Jupiter 2 è macroscopica, per gli altri (Airtech su tutti) si possono solo avere FORTI dubbi esaminando visivamente lo stivale. Tuttavia per ottenere un responso definitivo bisognerebbe (ri)sottoporre gli stessi ai test previsti dalla norma specifica di riferimento (EN 13634).
come al solito grazie delle indagini Alax...
Per quanto possibile cercate di farvi fornire da TCX dei dati riguardanti tutti i modelli sui quali nutrite dubbi.
Dopo lo "scandalo" Ixon sento di nuovo odore di fregatura
Ricotest se non sbaglio era la stessa che si occupò dell'omologazione della Laguna Seca di Dainese... mi sembra grave un altro episodio del genere, non esistono enti che controllano l'operato di questi signori?
Non so voi ma personalmente ho sempre più la convinzione che, in Italia, fenomeni tipo Ricotest non siano l'eccezione ma la (triste) regola
TCX è disponibilissima, il problema è che non possiamo verificare sperimentalmente i dati per mancanza di...fondi...
Gli attestati di certificazione CE in quanto tali sono alla fine leciti, il problema è che quando si citano norme non adempiendole pienamente (laguna seca=prossimo articolo) o adempiendole differentemente, si confonde il consumatore.
Cerchiamo di non usare affermazioni gratuite che per fortuna/purtroppo siamo seguiti dalle aziende
chiedo scusa per l'intervento acidello, diciamo che era un "fallo di frustrazione"
Ragazzi attenzione perche` Ricotest rilascia le Omologazioni per molti grandi marchi Europei, cito Knox, Ixon, Dainese ecc ecc.
Concordo con la domanda, esistera` qualcuno che controlla le regolarita` a cui rivolgersi per eventuali dubbi?
Secondo me si`, altrimenti sarebbe una barzelletta colossale.
alcuni uffici del Ministero dello Sviluppo Economico curano il rispetto della direttiva europea 89/686/CEE del 1989 recepita in Italia dal DLgs n. 475/1992.
Il suddetto Ministero, qualora lo ritenesse opportuno, può avvalersi dei poteri di accesso e verifica della GdF per controllare la documentazione delle società, compresa quella degli organismi di certificazione.
Per quanto riguarda la pubblicità ingannevole che queste società pongono in essere nei confronti dei consumatori esiste l' AGCM che sanziona i comportamenti scorretti.
Fra staremo a vedere...
Grazie delle utili informazioni, ragazzi. E' estremamente benefico che casi simili assurgano agli onori della cronaca. Sarei curiosissimo di leggere un commento di TCX e Ricotest al riguardo.
Si però che fastidio.
E siamo già a due zozzate. Se non ci possiamo manco + fidare di chi certifica allora andiamo proprio bene -.-
F
quanto costano i test? c autotassiamo e rifacciamo fare qualche test che + ci mette dubbi?
costano... e soprattutto, perché dovremmo essere noi a complicarci la vita quando è evidente che se mancano degli elementi base...
Purtroppo i test avrebbero risultati scontati, ed avrebbero senso solo in un'ottica editoriale indipendente dalla pubblicità.
per ottenere certificazione completa circa 4000-5000 euro.
Magari solo alcuni test minori sui 1000 euro.
Se volete mi informo.
secondo me è inutile e controproducente rifare i test, non è nostro compito testare ma recensire e informare...
per quanto bello potrebbe sembrare rifare dei test noi possiamo limitarci a dire: secondo la nostra lettura della norma il fattore X e il fattore Y dovrebbero inficiare l'omologazione, poi sta all'utente finale decidere se comprare o meno il prodotto...
già è molto il servizio di mettere in discussione qualcosa di omologato, ma lo facciamo in primis per noi stessi e se un prodotto ci fa dubitare è giusto motivare e diffondere il nostro dubbio ma niente di più...
pensiamo al paradosso, rifacciamo fare i test e il prodotto non li passa... quindi il produttore e l'ente che ha effettuato la prima certificazione fallace potrebbero discordare... ci potrebbero essere battaglie legali ecc ecc... tutto per qualcosa che non è nostra competenza?
l'acquirente DEVE avere buon senso, se ha un dubbio lecito non compra, se le nostre precisazioni informano l'acquirente e quello comunque decide lo stesso che il prodotto vale l'acquisto sarà solo SUA responsabilità.